Il mio metodo

 

Uno smartphone acquisisce energia un tanto al secondo quando è in carica e, parimenti, consuma una precisa quota di energia in base all’utilizzo.

Ora ti chiedo: ti senti forse uno smartphone o qualsivoglia articolo energivoro prodotto in serie?

Te lo chiedo perché, se ci pensi, ci hanno abituati a concepire le diete mettendo sulla bilancia entrate e uscite chilocaloriche, come se il nostro corpo fosse una batteria funzionante per equazioni matematiche; a meno che tu non ti senta davvero uno smartphone, capirai che non ci si deve stupire se le diete spesso non funzionano.

Certo, in linea di massima, mangiare meno e prediligere pasti ipocalorici aiuta a dimagrire, ma non è questa la strada; esiste un’enorme quantità di personalissime variabili che va contemplata per ottenere risultati soddisfacenti e duraturi.

Quando parlo di “personalissime variabili”, inoltre, non mi riferisco a macro raggruppamenti da spunta multipla come uomo/donna, giovane/anziano, sedentario/sportivo o similari, essendo questi dei parametri a larghissime maglie che possono calzare bene come una profilazione XL su una taglia 42.

L’unicità di quello che, per comodità di linguaggio, indico come “Metodo Subacchi” sta in un diverso approccio: non più diete standardizzate in base a bilancia chilocalorica e categorie d’appartenenza, bensì piani alimentari calibrati sui specifici problemi metabolici del paziente.

Stile di vita, abitudini e preferenze alimentari sono una prima valutazione di massima, a cui aggiungere test e calcoli per delineare composizione corporea, metabolismo basale, stress ossidativo, intolleranze e allergie alimentari, tipo di microbiota e altro ancora: per capire dove andare, del resto, bisogna anzitutto sapere da dove si parte.

Quello che sto cercando di dirti è che esiste un solo piano alimentare perfetto: il tuo!

Scopriamolo insieme perché le rinunce non servono a nulla se sono quelle sbagliate.